I prodotti disponibili sul mercato in capsule e compresse (farmaci, parafarmaci, integratori) sono spesso confezionati in flaconi in plastica, chiusi con un cappuccio a scatto o con un tappo a vite. Questi due sistemi di chiusura non sono molto amati da alcune categorie, come ad esempio le persone anziane. Eppure si tratta di dispositivi ideati nel packaging farmaceutico, per garantire l’integrità del prodotto e la sicurezza dei pazienti.
Per alcune popolazioni di pazienti l’apertura del tappo di sicurezza risulta ostica: premere e girare contemporaneamente il tappo può essere un’operazione difficile da eseguire per i pazienti particolarmente debilitati o, appunto per gli anziani. Più semplice e familiare l’apertura a scatto, usata anche per shampoo, gel doccia, prodotti per la pulizia della casa e per l’igiene personale. Qui il problema è che a volte la plastica è troppo dura o troppo fragile; il tappo non si apre o si rompe.
La sicurezza di un prodotto farmaceutico
Se per i prodotti di uso comune la qualità del dispositivo di chiusura non ha molta importanza (e spesso non è di qualità soprattutto nei prodotti a basso prezzo) nel caso del packaging farmaceutico non si può andare troppo a risparmio, perché ne va la sicurezza dell’utilizzatore. Peraltro, il sistema di chiusura viene anche descritto nel dossier di registrazione del farmaco presso le autorità e spesso è accompagnato da documenti che ne certificano l’ottemperanza ai requisiti di qualità per i farmaci.
Esistono persino delle macchine che ne testano la qualità in termini di funzionalità e resistenza. Queste macchine valutano ad esempio, quanta forza sia necessaria per aprire un tappo a scatto e che numero di aperture e chiusure può tollerare prima di rompersi.
Diversa invece la questione per i farmaci in forma di crema e gel, in genere confezionati in tubi con tappo a vite, e senza dispositivi di sicurezza.
Se confezionati in flaconi, sul tipo di quelli usati per le creme di bellezza (è il caso di alcuni prodotti dermatologici), allora i test riguarderanno la dispersione del prodotto, ad esempio capovolgendo il flacone chiuso più volte. La facilità di apertura assume qui maggiore importanza, perché forzare o rompere un confezionamento che contiene un liquido o un semiliquido comporta qualche rischio in più, in caso di contatto.
Il caro vecchio blister resta la forma più sicura: pratico, igienico e sicuro, sebbene non sempre utilizzabile, soprattutto quando le terapie richiedono l’assunzione di un numero elevato di compresse per periodi di tempo prolungati (come ad esempio, nel caso degli integratori).