Vedremo i meccanismi che sottostanno all’insorgenza degli attacchi di panico per dare l’opportunità al lettore di poter comprendere e fare il primo passo per combattere questo disturbo ormai molto diffuso nel nostro tessuto sociale: ovvero fare una prima autodiagnosi per potersi così rivolgere allo specialista o agli specialisti più idonei ad aiutarlo.
E` necessaria quindi una premessa, parlare d’ansia e di che relazione abbia con l’attacco di panico.
Uno stato di leggera ansia è comune a tutti, tutti noi la conosciamo, poiché ci accompagna nel quotidiano, nell’affrontare gli impegni e le difficoltà di tutti i giorni. In passato quando i pericoli erano rappresentati da situazioni che mettevano a rischio la vita (per esempio doversi confrontare con animali feroci o proteggersi da eventi naturali) l’ansia ci era d’aiuto, in quanto dava il segnale d’avvio a reazioni fisiologiche come il rilascio di adrenalina, la tachicardia, l’aumento del tono muscolare, la sudorazione, che ci permettevano di metterci in salvo. Oggigiorno le situazioni di pericolo riguardano sempre meno spesso rischi di incolumità fisica e sempre più spesso per così dire rischi di natura psico-sociale.
L’ansia “moderata” e di breve durata è un segno di adattamento dell’individuo a situazioni ambientali che gli richiedono risposte soddisfacenti. Una certa quota d’ansia, di tensione, è utile e funzionale in quanto prepara l’individuo ad affrontare in modo adeguato “prove” ritenute difficili.
Ciò infatti permette l’aumento di tensione muscolare, di attenzione, di concentrazione, di memoria e di altre funzioni psicofisiche finalizzate al superamento della prova.
Può accadere talora che impegni e difficoltà siano tanti, troppi, o si protraggano troppo a lungo, senza permetterci dunque di recuperare le nostre energie psico-fisiche, o raggiungano apici molto elevati, come assistere ad eventi di natura eccezionale, ad esempio subire una improvvisa e dolorosa perdita; in tutti questi casi subentra un malessere percepito, un disagio più o meno intenso, detto comunemente stress.
Questo disagio può sempre venir ricollegato a un pensiero, al nostro auto-dialogo, la cosiddetta coscienza per capirci, o a immagini mentali che in quel momento ci attraversano la mente.
L’individuo può avvertire anche vampate, sudorazione profusa, dolore toracico acuto tanto da essere convinto di avere un infarto e di essere sul punto di morire. Di solito gli attacchi giungono alla massima intensità in dieci minuti, regrediscono nel giro di venti o trenta minuti e spesso la crisi lascia la persona in un profondo stato di spossatezza.
Agli attacchi di panico molto spesso si associa anche l’agorafobia, cioè la paura di rimanere intrappolati in luoghi in cui la fuga può essere difficile o imbarazzante. Inoltre per la ricorrenza degli attacchi di panico chi ne soffre sviluppa una forma secondaria di ansia anticipatoria, preoccupandosi di se, quando e dove avverrà il prossimo attacco. Entrambi questi fattori determinano un circolo vizioso per cui il soggetto in specifici contesti sviluppa ansia.
Oltre ai sintomi degli attacchi di panico, un attacco di panico è contrassegnato dalle seguenti condizioni: Capita improvvisamente, senza preavviso e senza modo di fermarlo Il livello di paura non è affatto proporzionale alla situazione corrente.
In realtà, spesso non è affatto correlato. Dura da pochi minuti a mezz’ora circa; il corpo non riesce a sostenere la risposta “attacco-fuga” più a lungo di così. Attacchi di panico ripetuti possono tuttavia ricorrere di continuo per ore.
Un attacco di panico non è pericoloso, ma può essere terrificante, soprattutto perché si sente di perdere completamente il controllo. Il disturbo è così grave non solo per via degli attacchi di panico in sé, ma anche perché spesso porta ad altre complicazioni quali depressione e abuso di psicofarmaci. Gli effetti possono variare dal deterioramento delle relazioni sociali all’incapacità completa di affrontare il mondo esterno. Per questo molte volte è bene affidarsi a un bravo psicoterapeuta nella propria zona e iniziare un percorso per superare questo disturbo così invalidante.
Dr. Maurizio Micucci