Il lockdown e le quarantene sono fenomeni che nessuno è stato in grado di gestire sia sul piano psichico privato che su quello relazionale. Passare da una vita all’aperto per lavoro, istruzione o divertimento ad una confinata nelle quattro mura domestiche ha comportato per le persone di tutte le età numerose problematiche sinora inesplorate. Ne abbiamo parlato con un esperto avvocato matrimonialista di Verona per capire in che modo le famiglie hanno affrontato questa nuova e difficoltosa condizione.
La pandemia ha portato a galla conseguenze sociali di un certo rilievo
Innanzitutto c’è da considerare che la pandemia ha diviso la popolazione in due grandi gruppi: da una parte c’è chi ha potuto continuare a lavorare incrementando i ritmi di lavoro o sperimentando le formule da remoto. Dall’altra c’è chi il lavoro lo ha perso e nonostante i piccoli aiuti del Governo stenta ad arrivare a fine mese. Questo significa che il conflitto tra chi lavora e si lamenta per come è costretto a farlo esplode proprio con quelle persone che, invece, ricomincerebbero a lavorare molto volentieri. Il reddito e le problematiche correlate sono un primo grande motivo di disagio in casa che si unisce ai cambi di abitudini e alla gestione delle necessità domestiche.
Quindi molte persone si sono ritrovate a trascorrere malvolentieri molto tempo in casa mentre tante altre si sono dovute ritagliare uno spazio tra le quattro mura per lavorare da remoto assieme a figli, animali domestici e anziani indigenti. Non siamo qui a discutere di chi stia peggio perché certamente è un discorso che non ci porterebbe da nessuna parte. Siamo piuttosto concentrati a ricercare le ragioni che potrebbero innescare meccanismi conflittuali che sfociano in discussioni anche violente e che mettono a rischio la serenità del clima familiare.
Le stime delle associazioni di categoria
A queste si aggiungono le normali difficoltà del quotidiano che, in tempi di pandemia, si aggravano e diventano ancora più ardue da gestire. Per esempio un evento importante e significativo come un anniversario, una laurea o un compleanno tornano ad essere condivisi con i parenti stretti, sempre entro le quattro mura di casa. Lo stesso vale per i funerali e i lutti ma anche per ciò che fa parte della vita di tutti noi come la ricerca di un lavoro, lo shopping, l’attività fisica o quattro chiacchiere con un’amicizia che abbiamo a cuore.
Gli esperti parlano anche di un aumento esponenziale di violenze domestiche e di conflitti familiari che si acuiscono per via della “cattività” a cui siamo obbligati da troppo tempo ormai. Secondo un’inchiesta del Messaggero l’emergenza Covid ha messo a dura prova l’unità dei nuclei familiari per i quali si è verificato nel 2020 un aumento delle separazioni che sfiora addirittura il 60%. Lo spiega il presidente dell’Associazione Nazionale Avvocati Divorzisti per il quale tutto è riconducibile, per l’appunto, alla convivenza forzata.
Stando alle parole del presidente dell’Associazione degli avvocati matrimonialisti, invece, l’emergenza familiare ed economica ha portato un incremento drammatico di violenze domestiche e un incremento di richieste di separazioni non consensuali pari al 30%. È chiaro che le Istituzioni devono prendere posizioni anche rispetto alle conseguenze sociali della pandemia se davvero questa non si esaurirà nel breve periodo e ci confinerà in casa ancora per molto tempo.